Da Piazza Galimberti si imbocca Via Pascal per uscire dalla città attraversando la zona ovest del Parco fluviale Gesso e Stura. Si oltrepassa il fiume Stura passando sulla pedancola ciclopedonale Vassallo, ricostruita dopo l’alluvione del 2000 e, dopo una breve salita su via Giola che ci porta ad attraversare l’abitato della Frazione di Confreria, si pedala in piano immergendosi in stradine a bassa percorrenza. Lungo il percorso si incontrano poche macchine, qualche trattore e distese di campi e frutteti, oltre a deliziose chiesette e cappelle votive, che regalano nell’insieme uno scenario idilliaco alle porte della città di Cuneo. Il percorso verso la Valle Grana è piacevole e per nulla impegnativo. L’assenza di traffico permette agli occhi di spaziare lungo la vallata alpina il cui paesaggio ha subìto ben poche modifiche nel corso dei secoli. L’area pianeggiante e agricola che si incontra è un’eccellenza nel settore della produzione biologica, in particolare nella coltivazione di cereali e grani antichi. Oltre che per la produzione di cereali la Valle Grana è famosa anche per lo zafferano e i formaggi.
Superati Cervasca e Bernezzo si passa per la Frazione della Vallera dove è possibile gustarsi un cremoso gelato da Gelapajo, un amico dei ciclisti che offre anche uno spazio attrezzato per la manutenzione e la ricarica delle biciclette. Arrivati nell’abitato di Valgrana, gli amanti dell’arte possono optare per una visita all’Ospizio della Trinità, un edificio del Quattrocento destinato ad accogliere i pellegrini. Questa piccola struttura conserva sulla facciata esterna una rappresentazione alquanto blasfema della Trinità, raffigurata in sembianza umana. Questo tipo di raffigurazione fu considerata eretica e per questo rimossa pressoché ovunque, tranne a Valgrana dove c’è uno dei pochi esempi rimasti. Questa è l’eredità del Marchesato di Saluzzo, che si prendeva cura della diffusione libera di arte e cultura. Anche la piccola Cappella di San Bernardo, risalente al Quattrocento, merita un passaggio per osservare i coloratissimi e spiritosi affreschi che racchiude.
Proseguendo l’itinerario, passando per la Frazione di Bottonasco dove è in corso di ultimazione un intervento all’avanguardia per gestire l’irrigazione nella bassa valle con un plan d’eau che dal 2022 sarà aperto al pubblico, si prosegue in direzione di Dronero e si consiglia una deviazione per far visita all’interessante Filatoio Rosso di Caraglio, il più antico setificio rimasto in Europa. Edificato tra il 1676 e il 1678 è stato magistralmente recuperato ed è oggi sede di un museo e spazio espositivo, virtuoso esempio di trasformazione da fabbrica di seta a fabbrica culturale.
Aperto alle visite didattiche, nel Filatoio Rosso di Caraglio è possibile rivivere il processo produttivo della seta e la sua evoluzione nel corso della storia, con la riproduzione del sistema tradizionale di filatura a doppio ritorto, anche grazie alla ricostruzione fedele dei complessi macchinari di un tempo. La struttura è inoltre sede della Porta di Valle in cui è possibile ricevere informazioni turistiche e acquistare i prodotti tipici del territorio.